Regione Campania

Vitalità dell'astrazione

Sabato 10 maggio alle ore 18,30 sarà inaugurata la mostra personale di ALESSANDRO SAVELLI dal titolo Vitalità dell’astrazione. Progettate e curata da Massimo Bignardi, direttore del Fondo Regionale d’Arte Contemporanea Baronissi, la mostra è stata promossa dal FRaC Baronissi in collaborazione con la Fondazione Rossi e inserita nel programma 2025, finanziato dalla Regione Campania - Decreto Dirigenziale. Iniziative per la “Promozione e valorizzazione dei musei e delle biblioteche”. In mostra grandi tele realizzate dall’artista, soprattutto in quest’ultimo decennio, significative di un’ulteriore declinazione dell’astrazione, oggi maggiormente carica di una carica emotiva che dà luogo ad un rinnovato lirismo.
Data:

08/05/2025

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Tipologia di contenuto
  • Comunicato stampa
Immagine: Mostra FRAC "Vitalita' dell'Astrazione"
© SCONOSCIUTO - Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

Descrizione

“Sono particolarmente lieta di presentare la mostra dedicata ai dipinti del Maestro Alessandro Savelli, un artista tra i protagonisti dell’astrazione lirica italiana”, scrive Anna Petta, sindaco di Baronissi, nella presentazione al catalogo. pubblicato per i tipi della Gutenberg Edizioni. “Sono lieta per un duplice motivo: da un lato consolidiamo una prassi di rapporto con altre istituzioni italiane che guardano con attenzione agli sviluppi dell’arte contemporanea, nel nostro caso la Fondazione Rossi e la Libera Accademia di Pittura di Nova Milanese, insistendo su una prospettiva che apre ad un campo di ricerca nazionale. D’altro la consapevolezza di essere ancora - il Museo-FRaC Baronissi lo è da oltre vent’anni - sulla giusta strada che pone a confronto realtà diverse, testimoniando, di fatto, lo spirito che anima dal suo nascere il Fondo Regionale d’Arte Contemporanea Baronissi”.

“La pittura come stato di confessione, intima, profonda ove è l’emozione a farsi interprete di momenti di pienezza – rileva Massimo Bignardi nel testo al catalogo pubblicato per i tipi della Gutenberg Edizioni –, è al centro dell’esperienza creativa di Alessandro Savelli. Lo è già, con dichiarata attenzione al paesaggio, nelle tele realizzate nel corso della seconda metà degli anni settanta: in tal senso penso a dipinti quali Notturno del 1976, oppure Paesaggio, del 1977, che figuravano tra quelli esposti in occasione delle personali allestite al Palazzo del Broletto a Novara, nel 1977, e in quella milanese dell’anno seguente. In essi si scorge, particolarmente in quest’ultimo, la declinazione di un ductus pittorico che spinge in superfice spessori di colore, mossi dal ricordo di quegli ‘impasti’ materici morlottiani – il richiamo è agli incarnati dei corpi femminili degli anni cinquanta, per esempio, Le tre grazie, del 1955 o ai Canneti – con segni corsivi in superfice, oppure incisi nella ‘pasta’ cromatica. Voglio dire, che già dalle prime entusiasmanti prove, Savelli, nel clima dell’infuocata stagione dell’arte contemporanea, sotto l’egida dei molteplici linguaggi riconducibili sia all’arte concettuale che alle declinazioni dell’Arte povera, non ha smesso di concepire la pittura come «un’emozione piena di verità». Una verità che non va confusa con il generico uso che si fa di tale termine in ambito filosofico ed etico, cioè di certezza incontrastata e fedele, bensì è la corrispondenza tra la passione dei propri sentimenti e il presente che accoglie la sua esistenza, la precarietà e l’incertezza che domina i nostri giorni: Pasolini la definiva come «la disperata passione di essere nel mondo».[…] È quanto svelano i dipinti raccolti in questa mostra che disegnano una narrazione di immagini, testimonianza  di questi nostri anni, oscurati da arie di guerra. Né risulta una traccia espositiva che pone in evidenza la capacità dell’artista di affinare il testo pittorico, cioè di rendere l’emozione attraverso l’uso di colore nebulizzato, di trasparenti schermi costruiti con minimi scarti di toni dello stesso colore, com’è in Dall’alto, una grande tela del 2019, ma anche in Te che t’vid V, del 2021. In quest’ultima, come in altre opere dello stesso ciclo, la fascia scura che spazia in basso da un lato all’altro della tela, acquista il valore di pausa, ovvero di un tempo fermo, come di un tempo nutrito da incertezze, da una emotività avvertita quale riflesso della condizione di un’umanità ricaduta nello spettro nucleare. […] ”

 

La mostra resterà aperta fino a domenica 8 giugno.

A cura di

Ufficio Segreteria e Affari Generali, Protocollo, Messi Notificatori

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